Una triste costante accompagna la vita politica della nostra comunità: il crollo della partecipazione. Il numero dei votanti continua ad abbassarsi, anche quando i cittadini sono chiamati a scegliere coloro che li rappresenteranno nei centri istituzionali a loro più vicini, ossia i comuni.
La governabilità prevale sulla rappresentanza e spesso ci ritroviamo con “primi cittadini” e assemblee elettive sempre più figlie di minoranze elettorali.
A mio parere oggi più che mai uno dei compiti più importanti per chi vuol fare buona politica è adoperarsi per ridurre le distanze tra cittadini ed eletti; è necessario dare spazio alle voci, alle idee e alle energie che abitano i luoghi in cui governanti e cittadino sono vicini l’uno all’altro.
Nell’ultimo anno il Consiglio comunale e la Giunta del Comune di Trento hanno compiuto due azioni che aprono alla possibilità di qualificare l’approccio alla partecipazione, due atti che indicano una direzione da prendere e i progetti da realizzare nella prossima consigliatura. Mi riferisco alla riforma dello Statuto e del regolamento comunale sul decentramento e all’introduzione del regolamento sui beni comuni.
Due novità che puntano a costruire una politica più partecipata, che da un lato includa e ingaggi i tanti che sono impegnati ai diversi livelli istituzionali nel governo del bene comune, e dall’altro si rivolga al cittadino, singolo o associato che sia, per incentivarlo a prendersi cura del proprio pezzetto di città.
So bene che la partecipazione non sta tutta qui. So bene che partecipare significa costruire insieme le decisioni. Ma anche questo è un passo avanti ed è giusto riconoscerlo.
Accanto a questa opportunità, gli appuntamenti ineludibili. Entro la fine del 2015 dovremo riprendere in mano lo Statuto comunale e adeguarlo a quanto deliberato nel dicembre 2014 dal Consiglio regionale. Per legge dovremo perciò abbassare il quorum al 25%, ridurre il numero di firme e allungare a 6 mesi il tempo per la raccolta. Un obbligo di legge che è una grande opportunità: perché non basta mettere mano allo Statuto per “fare” partecipazione. Abbiamo l’opportunità di rafforzare sia gli strumenti di democrazia deliberativa che gli istituti referendari. Possiamo creare le condizioni per rendere effettive e incisive le iniziative popolari, possiamo scegliere di aprire le porte del nostro Comune e far sì che i cittadini costruiscano insieme a noi le scelte che riguardano la comunità, possiamo favorire il dialogo costante e duraturo con le istituzioni rappresentative.
Credo fermamente nelle potenzialità, nelle competenze e nel desiderio di esserci per la propria comunità; ci credo al punto da sostenere l’opportunità di azzerare il quorum (nel 2012 quando se ne è discusso in Consiglio comunale a Trento io non sedevo in quei banchi). Il quorum zero è tutt’altro che un pericolo. In questi mesi ho letto molto, con l’obiettivo di capire meglio.
Ho per esempio scoperto che la Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d’Europa, dice che il quorum è dannoso per la democrazia. Questi nuovi modelli di partecipazione non sostituiscono la democrazia rappresentativa, ma la sostengono e la rafforzano. Abbandoniamo le paure pregiudiziali e invitiamo i cittadini ad esserci mettendo a loro disposizione strumenti seri e adeguati, aiutiamo la comunità a crescere e a riappropriarsi del proprio diritto-dovere – che oggi purtroppo si esprime (per chi ha buona volontà) solo con una croce sulla scheda elettorale. Non è caso o destino se il più grande partito è quello dell’astensione; per invertire questa tendenza è necessario investire in modi e strumenti nuovi.
In queste settimane di campagna elettorale le promesse sono la norma. Per questo scelgo di prendere un unico e potente impegno: favorire con tutte le mie forze il metodo della partecipazione, della rendicontazione, della trasparenza perché la politica cambia se ciascuno fa la sua parte. Ascoltando, prendendosi cura della propria comunità, facendo insieme. Perché la scelta e la fiducia verso una persona non può esserci solo ogni cinque anni. Perché insieme si sceglie meglio. Perché la qualità della nostra democrazia a Trento cresce quanto più ci si fa parte attiva di un “noi”.
Leggo con piacere questa tua riflessione che dichiara apertamente la piena adesione al manifesto programmatico per più democrazia nei comuni proposto dall’associazione Più Democrazia in Trentino.
Spero che tu possa riuscire a convincere anche i candidati che ti accompagnano in questa campagna elettorale tanto da indurli a prendere impegni concreti una volta che saranno eletti.
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